04 Mar IL DIRITTO DI AGIRE, DI RESPIRARE, SEMPLICEMENTE DI ESSERE
Oggi ti racconto una storia, credo che potrebbe risuonare con te in questo momento…buona lettura.
C’era una parte della mia mente che blaterava costantemente:
- non sei abbastanza perfetta/o
- non sei abbastanza brava/o
- non sei meritevole
- non sei abbastanza
Ci credi che qualche anno fa ero una persona timida? A dirla tutta ero una persona introversa travestita da estroversa e non lo sapevo!
Difficilmente guardavo le persone negli occhi, la mia voce era così bassa che talvolta non si sentiva affatto. Nei negozi riuscivo a malapena a chiedere ciò di cui avevo bisogno…se qualcuno mi chiedeva “posso aiutarti?” arrossivo e mi agitavo cercando di dire ‘la cosa giusta’…
Parlare dei miei sentimenti, emozioni e bisogni con i miei familiari, il mio compagno e gli amici era un’impresa titanica e in fondo non credevo ne valesse la pena.
Durante le feste mi ritrovavo in disparte a guardare le persone parlare tra loro e divertirsi oppure giravo per la stanza come un’ape matta per cercare di rendere tutti felici e soddisfatti, completamente dimentica del mio divertimento. Mi sentivo strana, straniera e alla fine sola ed esausta.
Nel mio altro lavoro come tecnologo alimentare viaggiavo parecchio da sola, dovendo visitare stabilimenti e parlare con persone in posizioni aziendali più elevate della mia, in aeroporto, in hotel. Puoi immaginare quanto fosse poco funzionale questo comportamento?
Cosa accadde? Cominciai a spingermi un po’ alla volta a cambiare questo comportamento. Era spaventoso, mi sentivo fuori posto e l’ho fatto ugualmente.
Dovevo costantemente spingere me stessa e non riuscivo a capire il perché, dato che sono sempre stata percepita come una persona estroversa e anche io credevo veramente di esserlo.
Ho continuato a fare un passo alla volta finché esprimermi è diventato più semplice.
Per citare liberamente una canzone che amo “la chiarezza mi è arrivata a ondate” – alcune mi hanno proprio travolta!
Durante le fasi finali del corso di Coaching, una voce dentro la mia testa mi disse “quando tutti gli altri sono felici, puoi esserlo anche tu”. In sostanza dovevo essere la donna perfetta, cercare di semplificare le vite degli altri, renderli felici.
COME SE NE AVESSI IL POTERE…
Mi stavo arrogando un potere che non ho e una responsabilità che non era e non è mia, a che titolo?
Per caricare di più il mio zaino le condizioni che avevo posto erano impossibili da raggiungere e mi sono fatta un po’ di domande (da Coach ovviamente!):
- tutti chi? Perché le parole sono importanti ‘tutti’ significa proprio TUTTI (e non mi riferisco alla Tutti del film Mangia, prega, ama!)
- chi decide quando sono tutti felici? ‘quando’ non è un tempo definito
- cosa ti fa credere di conoscere il significato che la parola ‘felicità’ ha per gli altri?
E’ ridicolo, condividi? Eppure io ci credevo…
Ho avuto a che fare con questo senso di inadeguatezza per tutta la mia vita, in risposta anche a condizionamenti come
“le cose si fanno bene/perfette o non si iniziano affatto”
e il pensiero limitante che aveva messo radici era
“se non sono perfetta/brava/buona, non merito l’amore degli altri né certamente da me stessa”
Trattenevo il fiato, camminavo con passo felpato per non farmi sentire, per ‘sottrarre’ meno aria e spazio possibile, per non disturbare le persone impegnate a vivere le loro vite.
Ero completamente eterocentrata, in costante bisogno di conferme e convalide dall’esterno, del permesso di poter agire, di poter respirare e semplicemente di essere.
Quando ho guardato e riconosciuto e accettato tutto questo il mio panorama è cambiato.
Ho imparato a dare a me stessa il permesso di agire, respirare e di essere.
Ho accettato il fatto di avere poca fiducia in me stessa e ho iniziato a costruirla. Avevo dato sempre tutto per scontato e ho imparato la necessità di riconoscere a me stessa ogni scelta fatta, ogni rischio preso.
Mi sono data il permesso di sbagliare, di perdermi e di imparare. OGNI SINGOLO GIORNO.
Ho fatto due cose:
- ho abbassato il volume di quella parte di me che diceva “non sei abbastanza”, sempre più basso…
- sono rientrata in contatto con la parte di me che non getta la spugna, quella che malgrado tutto persevera ho ascoltato quella voce compassionevole e piena di amore, aumentando il volume fino a riempire completamente la mia mente, ogni parte del mio corpo, ogni singola cellula…
Sono ben lontana dall’essere perfetta (e poi cos’è la perfezione?), non lo sarò mai, e sto accettando questa cosa come un miracolo della vita, la bellezza è fatta di piccole imperfezioni.
Pensa agli alberi: se i rami fossero tutti dritti e inclinati allo stesso modo sarebbero altrettanto affascinanti?
Pensa al miracolo del kintsugi: si prendono i frammenti di un oggetto e si rimettono in forma usando dell’oro. La materia si trasforma in qualcosa di simile e differente da prima, rinnovato eppure con la memoria di ciò che era.
Ora vorrei che ascoltassi attentamente la tua voce interna:
- cosa ti dice?
- di chi è realmente questa voce?
- da dove la senti arrivare?
Se vuoi condividere le tue riflessioni scrivimi, io sono qui per ascoltarti.
image credit Henrietta Harris
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